London Dry Gin

REGOLAMENTO (UE) 2019/787 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 17 aprile 2019 relativo alla definizione, alla designazione, alla presentazione e all'etichettatura delle bevande spiritose, all'uso delle denominazioni di bevande spiritose nella presentazione e nell'etichettatura di altri prodotti alimentari, nonché alla protezione delle indicazioni geografiche delle bevande spiritose e all'uso dell'alcole etilico e di distillati di origine agricola nelle bevande alcoliche, e che abroga il regolamento (CE) n. 110/2008.
ALLEGATO I, CATEGORIE DI BEVANDE SPIRITOSE
22. London Gin
a) Il London gin è un gin distillato che soddisfa i seguenti requisiti:
i) è prodotto esclusivamente da alcole etilico di origine agricola, con un tenore massimo di metanolo di 5 g/hl di alcole al 100 % vol., il cui aroma è dovuto esclusivamente alla distillazione di alcole etilico di origine agricola, in presenza di tutti i materiali vegetali naturali impiegati;
ii) ha un titolo alcolometrico pari o superiore a 70 % vol.;
iii) qualsiasi altro alcole etilico di origine agricola aggiunto soddisfa i requisiti di cui all'articolo 5, ma con un tenore massimo di metanolo non superiore a 5 g/hl di alcole al 100 % vol.;
iv) non contiene coloranti;
v) non contiene edulcoranti in quantità superiore a 0,1 grammi di prodotto finale per litro, espressi in zucchero invertito;
vi) non contiene alcun altro ingrediente oltre a quelli di cui ai punti i), iii) e v) e acqua.
b) Il titolo alcolometrico volumico minimo del gin è di 37,5% vol.
c) Il termine London gin può includere o essere completato dal termine «dry».

La prima diffusione di bevande aromatizzate con il ginepro in Inghilterra sembra sia imputabile all’alleanza con gli Olandesi durante la Guerra dei Trent’Anni, svoltasi fra il 1618 ed il 1648, dove i militari britannici avrebbero testato il Dutch Courage, nome con cui veniva chiamato il Jenever dai soldati che avevano l’abitudine di assumerlo, in moderate dosi, prima di iniziare la battaglia. Quando poi Guglielmo III salì al trono inglese, nel 1689, incoraggiò l'ascesa della distillazione britannica e rese molto più facile la produzione di alcolici con il Distilling Act del 1690. Questa legge liberale, unita al gusto per gli alcolici aromatizzati al ginepro, generò, soprattutto a Londra, un aumento della produzione di Gin che al suo apice, attorno al 1730, ammontava a 53 litri per persona all’anno, somministrati in oltre 7000 negozi di alcolici autorizzati, senza poter tener conto della fabbricazione clandestina dilagante tanto che si racconta che una casa londinese su cinque distillasse. In questo periodo storico, ribattezzato con il nome di Gin Craze, la qualità del Gin andò velocemente a calare, in primis per la concorrenza tra i produttori che iniziarono ad utilizzare cereali di minor pregio ma anche per le scarse conoscenze tecniche e chimiche degli stessi, che non tagliavano le teste di distillazione e sovente aromatizzavano l’acquavite con acidi e resine dagli effetti dannosi per l’organismo. Questo decadimento della qualità del prodotto, oltre che della qualità della vita dei suoi fruitori provocò due conseguenze: la prima, politica, con la promulgazione da parte di re Giorgio II dei Gin Acts, che limitavano produzione e vendita di questo distillato, la seconda, merceologica, che vide l’affermarsi di nuove tipologie di Gin.

I Gin Acts non sortirono immediatamente gli effetti desiderati, anzi, l’aumento della tassazione e l’imposizione di tariffe esorbitanti per aprire e gestire le licenze andò solamente ad incentivare maggiormente il mercato clandestino; fu invece la carenza di cereali ed il conseguente aumento di prezzo a porre un freno al Gin Craze. Intanto l’Impero Britannico cresceva di dimensioni e di ricchezze grazie alle politiche commerciali e a Londra si svilupparono i prodromi della Rivoluzione Industriale che inizialmente generarono benessere anche nei ceti meno abbienti. In quello stesso periodo, gli ultimi decenni del XVIII secolo, si andarono inoltre a sviluppare nuove tecniche di distillazione: furono brevettati i primi Patent Still, fra cui il più famoso, quello dell’inventore irlandese Aeneas Coffey, che gettò le basi per la distillazione continua e permise di produrre acquaviti con rettifiche migliori. Il Gin, su cui il governo inglese pretendeva elevati standard qualitativi, beneficiò di queste innovazioni e le aromatizzazioni con frutta e zuccheri iniziarono a scomparire, non essendo più necessarie a mascherare i difetti del prodotto. Iniziarono a diffondersi i primi Dry Gin, consumati nei Gin Palace londinesi, locali magnificenti amati dalla classe dei lavoratori e che hanno trasformato il bere in un’occasione sociale, ma anche nelle colonie dai soldati inglesi della Compagnia delle Indie Orientali che lo mescolavano al chinino, utilizzato per prevenire la malaria, al lime per evitare lo scorbuto, zucchero e acqua, dando vita al precursore del Gin Tonic.

Il Dry Gin ben presto divenne il distillato preferito dell’alta società inglese dell’Era Vittoriana e la sua propensione alla miscelazione gli permise di trovare successo in America dove stava prendendo piede la moda dei drink, spesso sostituendo le acquaviti di uva e vino che in quegli anni subirono enormi cali produttivi a causa della fillossera che aveva colpito i vigneti europei. Inoltre a causa del proibizionismo molti bartender americani emigrano in Europa portando anche nel Vecchio Continente la cultura dei miscelati che raggiunse l’apice del successo negli anni ‘50 e ‘60 quando i cocktail a base Gin comparvero sul grande schermo nelle mani delle Star di Hollywood. Sono poi sopraggiunte altre mode e lentamente il consumo di Gin si è ridimensionato a favore di altre bevande e differenti acquaviti, tuttavia nell’ultimo decennio, probabilmente in virtù dei gusti cambiati e maggiormente orientati verso la secchezza, si sta verificando un forte ritorno al London Dry Gin, e qualcuno parla di una moderna Gin Craze.

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London Dry Gin

REGOLAMENTO (UE) 2019/787 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 17 aprile 2019 relativo alla definizione, alla designazione, alla presentazione e all'etichettatura delle bevande spiritose, all'uso delle denominazioni di bevande spiritose nella presentazione e nell'etichettatura di altri prodotti alimentari, nonché alla protezione delle indicazioni geografiche delle bevande spiritose e all'uso dell'alcole etilico e di distillati di origine agricola nelle bevande alcoliche, e che abroga il regolamento (CE) n. 110/2008.
ALLEGATO I, CATEGORIE DI BEVANDE SPIRITOSE
22. London Gin
a) Il London gin è un gin distillato che soddisfa i seguenti requisiti:
i) è prodotto esclusivamente da alcole etilico di origine agricola, con un tenore massimo di metanolo di 5 g/hl di alcole al 100 % vol., il cui aroma è dovuto esclusivamente alla distillazione di alcole etilico di origine agricola, in presenza di tutti i materiali vegetali naturali impiegati;
ii) ha un titolo alcolometrico pari o superiore a 70 % vol.;
iii) qualsiasi altro alcole etilico di origine agricola aggiunto soddisfa i requisiti di cui all'articolo 5, ma con un tenore massimo di metanolo non superiore a 5 g/hl di alcole al 100 % vol.;
iv) non contiene coloranti;
v) non contiene edulcoranti in quantità superiore a 0,1 grammi di prodotto finale per litro, espressi in zucchero invertito;
vi) non contiene alcun altro ingrediente oltre a quelli di cui ai punti i), iii) e v) e acqua.
b) Il titolo alcolometrico volumico minimo del gin è di 37,5% vol.
c) Il termine London gin può includere o essere completato dal termine «dry».

La prima diffusione di bevande aromatizzate con il ginepro in Inghilterra sembra sia imputabile all’alleanza con gli Olandesi durante la Guerra dei Trent’Anni, svoltasi fra il 1618 ed il 1648, dove i militari britannici avrebbero testato il Dutch Courage, nome con cui veniva chiamato il Jenever dai soldati che avevano l’abitudine di assumerlo, in moderate dosi, prima di iniziare la battaglia. Quando poi Guglielmo III salì al trono inglese, nel 1689, incoraggiò l'ascesa della distillazione britannica e rese molto più facile la produzione di alcolici con il Distilling Act del 1690. Questa legge liberale, unita al gusto per gli alcolici aromatizzati al ginepro, generò, soprattutto a Londra, un aumento della produzione di Gin che al suo apice, attorno al 1730, ammontava a 53 litri per persona all’anno, somministrati in oltre 7000 negozi di alcolici autorizzati, senza poter tener conto della distillazione clandestina così diffusa che si racconta che una casa londinese su cinque distillasse. In questo periodo storico, ribattezzato con il nome di Gin Craze, la qualità del Gin andò velocemente a calare, in primis per la concorrenza tra i produttori che iniziarono ad utilizzare cereali di minor pregio ma anche per le scarse conoscenze tecniche e chimiche degli stessi, che non tagliavano le teste di distillazione e sovente aromatizzavano l’acquavite con acidi e resine dagli effetti dannosi per l’organismo.

I Gin Acts non sortirono immediatamente gli effetti desiderati, anzi, l’aumento della tassazione e l’imposizione di tariffe esorbitanti per aprire e gestire le licenze andò solamente ad incentivare maggiormente il mercato clandestino; fu invece la carenza di cereali ed il conseguente aumento di prezzo a porre un freno al Gin Craze. Intanto l’Impero Britannico cresceva di dimensioni e di ricchezze grazie alle politiche commerciali e a Londra si svilupparono i prodromi della Rivoluzione Industriale che inizialmente generarono benessere anche nei ceti meno abbienti. In quello stesso periodo, gli ultimi decenni del XVIII secolo, si andarono inoltre a sviluppare nuove tecniche di distillazione: furono brevettati i primi Patent Still, fra cui il più famoso, quello dell’inventore irlandese Aeneas Coffey, che gettò le basi per la distillazione continua e permise di produrre acquaviti con rettifiche migliori. Il Gin, su cui il governo inglese pretendeva elevati standard qualitativi, beneficiò di queste innovazioni e le aromatizzazioni con frutta e zuccheri iniziarono a scomparire, non essendo più necessarie a mascherare i difetti del prodotto. Iniziarono a diffondersi i primi Dry Gin, consumati nei Gin Palace londinesi, locali magnificenti amati dalla classe dei lavoratori e che hanno trasformato il bere in un’occasione sociale, ma anche nelle colonie dai soldati inglesi della Compagnia delle Indie Orientali che lo mescolavano al chinino, utilizzato per prevenire la malaria, al lime per evitare lo scorbuto, zucchero e acqua, dando vita al precursore del Gin Tonic.

Il Dry Gin ben presto divenne il distillato preferito dell’alta società inglese dell’Era Vittoriana e la sua propensione alla miscelazione gli permise di trovare successo in America dove stava prendendo piede la moda dei drink, spesso sostituendo le acquaviti di uva e vino che in quegli anni subirono enormi cali produttivi a causa della fillossera che aveva colpito i vigneti europei. Inoltre a causa del proibizionismo molti bartender americani emigrano in Europa portando anche nel Vecchio Continente la cultura dei miscelati che raggiunse l’apice del successo negli anni ‘50 e ‘60 quando i cocktail a base Gin comparvero sul grande schermo nelle mani delle Star di Hollywood. Sono poi sopraggiunte altre mode e lentamente il consumo di Gin si è ridimensionato a favore di altre bevande e differenti acquaviti, tuttavia nell’ultimo decennio, probabilmente in virtù dei gusti cambiati e maggiormente orientati verso la secchezza, si sta verificando un forte ritorno al London Dry Gin, e qualcuno parla di una moderna Gin Craze.

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La Selezione di Ferrowine:

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