Old Tom Gin
La prima diffusione di bevande aromatizzate con il ginepro in Inghilterra sembra sia imputabile all’alleanza con gli Olandesi durante la Guerra dei Trent’Anni, svoltasi fra il 1618 ed il 1648, dove i militari britannici avrebbero testato il Dutch Courage, nome con cui veniva chiamato il Jenever dai soldati che avevano l’abitudine di assumerlo, in moderate dosi, prima di iniziare la battaglia. Quando poi Guglielmo III salì al trono inglese, nel 1689, incoraggiò l'ascesa della distillazione britannica e rese molto più facile la produzione di alcolici con il Distilling Act del 1690. Questa legge liberale, unita al gusto per gli alcolici aromatizzati al ginepro, generò, soprattutto a Londra, un aumento della produzione di Gin che al suo apice, attorno al 1730, ammontava a 53 litri per persona all’anno, somministrati in oltre 7000 negozi di alcolici autorizzati, senza poter tener conto della distillazione clandestina così diffusa che si racconta che una casa londinese su cinque distillasse. In questo periodo storico, ribattezzato con il nome di Gin Craze, la qualità del Gin andò velocemente a calare, in primis per la concorrenza tra i produttori che iniziarono ad utilizzare cereali di minor pregio ma anche per le scarse conoscenze tecniche e chimiche degli stessi, che non tagliavano le teste di distillazione e sovente aromatizzavano l’acquavite con acidi e resine dagli effetti dannosi per l’organismo.
Questo decadimento della qualità del prodotto, oltre che della qualità della vita dei suoi fruitori provocò due conseguenze: la prima, politica, con la promulgazione da parte di re Giorgio II dei Gin Acts, che limitavano produzione e vendita di questo distillato, la seconda, merceologica, che vide l’affermarsi di nuove tipologie di Gin, tra cui l’Old Tom che si distinse in questo contesto per la sua dolcezza, ottenuta attraverso l'aggiunta di zucchero o di altri dolcificanti rendendolo particolarmente apprezzato tra i bevitori che cercavano un Gin meno amaro in uno scenario in cui si beveva liscio e poteva superare l’80% di alcol. Sull’origine del nome non vi è certezza. Alcune fonti affermano sia stato dato dall’apprendista Thomas Norris in onore al proprio capo distillatore Thomas Chamberlain, la cui omonimia a lavoro veniva risolta con i soprannomi di Young e Old Tom. Una narrazione più romanzata invece attribuisce la paternità al Captain Dudley Bradstreet, contrabbandiere che distribuiva le dosi di Gin attraverso l’effige di un gatto nero che ne decorava la casa. Dopo aver inserito il denaro in una apposita fessura e aver detto la frase corretta, il distillato fuoriusciva tramite un tubo in prossimità dalla zampa dell’animale, il cui nome gergale, Old Tom, venne trasposto a quello del prodotto.
Indipendentemente dall’origine del prodotto questo iniziò a diffondersi, non solo nella capitale inglese ma veniva imbarcato nelle navi e commerciato con le colonie in capienti botti di rovere. Lentamente si diffuse anche negli Stati Uniti, diventando elemento chiave di storici cocktail di fine 1800, grazie anche alla diminuzione della disponibilità di acquaviti di vino europee a causa della Fillossera che stava distruggendo i vigneti del Vecchio Continente. Purtroppo il secolo successivo, segnato dal Proibizionismo e dall’ascesa dei Dry Gin, ha visto una progressiva diminuzione dell’utilizzo e consumo di questa tipologia di prodotto che solo di recente ha avuto la possibilità di tornare ad esprimersi, privo tuttavia di una legislazione che stabilisca dei parametri precisi nei metodi, negli ingredienti e nelle dosi. Storiche distillerie riesumano ricette bicentenarie, ovviamente utilizzando alcol ben rettificato grazie alle moderne tecnologie come la distillazione continua, altri produttori lo reinterpretano con spezie che sono divenute disponibili solo in tempi recenti per creare prodotti unici e distintivi mentre altri ancora ricercano l’imitazione del gusto con cui si rapportavano i miscelatori storici affinando il distillato nelle botti di legno, a tutti gli effetti un ingrediente aggiuntivo. Nonostante queste differenze variegate la connotazione balsamica del ginepro e la morbidezza data dagli zuccheri rimangono il denominatore comune di questi prodotti, che si prestano a una serie di cocktail sia classici che moderni e anche al consumo liscio.
Old Tom Gin
La prima diffusione di bevande aromatizzate con il ginepro in Inghilterra sembra sia imputabile all’alleanza con gli Olandesi durante la Guerra dei Trent’Anni, svoltasi fra il 1618 ed il 1648, dove i militari britannici avrebbero testato il Dutch Courage, nome con cui veniva chiamato il Jenever dai soldati che avevano l’abitudine di assumerlo, in moderate dosi, prima di iniziare la battaglia. Quando poi Guglielmo III salì al trono inglese, nel 1689, incoraggiò l'ascesa della distillazione britannica e rese molto più facile la produzione di alcolici con il Distilling Act del 1690. Questa legge liberale, unita al gusto per gli alcolici aromatizzati al ginepro, generò, soprattutto a Londra, un aumento della produzione di Gin che al suo apice, attorno al 1730, ammontava a 53 litri per persona all’anno, somministrati in oltre 7000 negozi di alcolici autorizzati, senza poter tener conto della distillazione clandestina così diffusa che si racconta che una casa londinese su cinque distillasse. In questo periodo storico, ribattezzato con il nome di Gin Craze, la qualità del Gin andò velocemente a calare, in primis per la concorrenza tra i produttori che iniziarono ad utilizzare cereali di minor pregio ma anche per le scarse conoscenze tecniche e chimiche degli stessi, che non tagliavano le teste di distillazione e sovente aromatizzavano l’acquavite con acidi e resine dagli effetti dannosi per l’organismo.
Questo decadimento della qualità del prodotto, oltre che della qualità della vita dei suoi fruitori provocò due conseguenze: la prima, politica, con la promulgazione da parte di re Giorgio II dei Gin Acts, che limitavano produzione e vendita di questo distillato, la seconda, merceologica, che vide l’affermarsi di nuove tipologie di Gin, tra cui l’Old Tom che si distinse in questo contesto per la sua dolcezza, ottenuta attraverso l'aggiunta di zucchero o di altri dolcificanti rendendolo particolarmente apprezzato tra i bevitori che cercavano un Gin meno amaro in uno scenario in cui si beveva liscio e poteva superare l’80% di alcol. Sull’origine del nome non vi è certezza. Alcune fonti affermano sia stato dato dall’apprendista Thomas Norris in onore al proprio capo distillatore Thomas Chamberlain, la cui omonimia a lavoro veniva risolta con i soprannomi di Young e Old Tom. Una narrazione più romanzata invece attribuisce la paternità al Captain Dudley Bradstreet, contrabbandiere che distribuiva le dosi di Gin attraverso l’effige di un gatto nero che ne decorava la casa. Dopo aver inserito il denaro in una apposita fessura e aver detto la frase corretta, il distillato fuoriusciva tramite un tubo in prossimità dalla zampa dell’animale, il cui nome gergale, Old Tom, venne trasposto a quello del prodotto.
Indipendentemente dall’origine del prodotto questo iniziò a diffondersi, non solo nella capitale inglese ma veniva imbarcato nelle navi e commerciato con le colonie in capienti botti di rovere. Lentamente si diffuse anche negli Stati Uniti, diventando elemento chiave di storici cocktail di fine 1800, grazie anche alla diminuzione della disponibilità di acquaviti di vino europee a causa della Fillossera che stava distruggendo i vigneti del Vecchio Continente. Purtroppo il secolo successivo, segnato dal Proibizionismo e dall’ascesa dei Dry Gin, ha visto una progressiva diminuzione dell’utilizzo e consumo di questa tipologia di prodotto che solo di recente ha avuto la possibilità di tornare ad esprimersi, privo tuttavia di una legislazione che stabilisca dei parametri precisi nei metodi, negli ingredienti e nelle dosi. Storiche distillerie riesumano ricette bicentenarie, ovviamente utilizzando alcol ben rettificato grazie alle moderne tecnologie come la distillazione continua, altri produttori lo reinterpretano con spezie che sono divenute disponibili solo in tempi recenti per creare prodotti unici e distintivi mentre altri ancora ricercano l’imitazione del gusto con cui si rapportavano i miscelatori storici affinando il distillato nelle botti di legno, a tutti gli effetti un ingrediente aggiuntivo. Nonostante queste differenze variegate la connotazione balsamica del ginepro e la morbidezza data dagli zuccheri rimangono il denominatore comune di questi prodotti, che si prestano a una serie di cocktail sia classici che moderni e anche al consumo liscio.
La Selezione di Ferrowine:
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