Bitter Ale
Il termine Ale, che attualmente descrive la famiglia di birre ad alta fermentazione, ha origine norrena, introdotto dalle popolazioni Normanne che unificarono l’isola nell’ XI secolo. Dalla fine del Medioevo gli si contrappone il termine Beer, di origine fiamminga, che per lungo tempo ha descritto le birre di importazione, caratterizzate dall’utilizzo del luppolo. Dopo quasi tre secoli di intransigenza da parte dei produttori inglesi rispetto all’ingrediente estero, causa anche la necessità di produrre birra da esportare nelle colonie, sull’esempio di stili più stabili come Marzen, Export e Bock, le prime industrie inglesi, che da poco avevano iniziato ad utilizzare anche l’essiccatoio di Sir Nicholas Helse, escludendo il sapore affumicato dalla bevanda, iniziarono ad utilizzare il luppolo nelle loro Mild tradizionali, conferendo un sapore distintivo, amaricante, da cui Bitter Ale.
Birre il cui colore può variare dal dorato all’ambrato, peculiarità di uno stile nato mentre la produzione birraia scopriva come ottenere birre chiare, il gusto richiama il miele, il biscotto e il caramello, più intensi all’aumentare del colore del prodotto. Suddivise a loro volta in 3 categorie: Ordinary Bitter, con il grado alcolico minore e corpo che viene definito con l’aggettivo “watery”, le Best Bitter, sempre scorrevoli ma più maltate e le Strong o Extra Special Bitter che arrivano anche al 6%. In tutti i casi il finale elegante piacevolmente amaricante, è caratterizzato da luppoli anglosassoni che richiamano note di erbe, spezie, radici e terra.