Nato in Piemonte nel secolo scorso, subito si diffuse grazie al gusto ben dosato di amaro-dolce, inventore di una ricetta originale, Giulio Cocchi fu per il Barolo Chinato anche il protagonista della sua diffusione, aiutato dalla fama di vino medicinale che si era creato.
Bevuto come vin brulé, caldo e corroborante, si lodavano le capacità antipiretiche e digestive.
Servirlo agli ospiti divenne un gesto rituale dell’ospitalità contadina. Col passare del tempo l’utilizzo di questo vino aromatizzato è cambiato e oggi, sull’onda del recupero delle tradizioni e della naturalità, lo si sta riscoprendo in nuovi ed interessanti stili di consumo, in particolare abbinato al cioccolato. Caratteristico granato con unghia aranciata.
Intensi riconoscimenti di botaniche officinali quali china, rabarbaro, genziana, china, artemisia, liquerizia per passare poi a un fruttato di ciliegie, prugne, scorza di arancia amara, tamarindo. Lo sviluppo sul palato è esemplare, intenso calore, armonioso contrasto dolce-amaro, setoso con un lunghissimo retrogusto.