Il “Boca” deve le sue peculiarità al terreno, dove dominano le rocce vulcaniche (porfidi, tufi e breccie) legate all’esplosione del supervulcano della Valsesia (circa 280 Ma). Le coperture successive sono confinate alle quote più basse e comunque modeste, con composizioni di argilla, sabbia, ciottoli di granito, porfido e sfaldature di rocce dolomitiche del Fenera ed assumono consistenze diverse secondo il sito. I porfidi sono nudi e friabili, con colorazioni dal rosa al viola, dal giallo al senape. Il vino mostra carettere ed eleganza, al naso esprime un bouquet di violetta, piccoli frutti di bosco, note speziate e affumicate. Al palato ha buon corpo, è elegante con tannini raffinati e buona freschezza. Il finale è lungo e persistente.
Boca, il vino supervulcano della Valsesia
Nel cuore delle Alpi occidentali, in Valsesia e Valsessera, si trova il fossile di un supervulcano rovesciato che ci mostra le sue radici, circa 300 milioni di anni fa, quando sulla Terra esisteva un unico enorme continente costellato da numerosi vulcani. Dopo circa dieci milioni di anni di eruzioni, in quella che poi sarà la Valsesia, avvenne una vera e propria catastrofe: una supereruzione fece collassare l'area vulcanica formando una caldera di almeno 15 km di diametro, il supervulcano. Vennero scagliati in aria più di 500 km3 di materiale piroclastico, nubi ardenti e ceneri, modificando il paesaggio e condizionando il clima. Poi tutto si fermò. Circa 30 milioni di anni fa, si originarono le Alpi e, nell'area che comprende la Valsesia, si creò un ripiegamento dell'intera crosta terrestre, che fece risalire le sue parti più profonde, in corrispondenza della Linea Insubrica, mostrando tutto il sistema di alimentazione del supervulcano ormai fossile. Grazie a questo processo, oggi possiamo osservare quello che costituiva la crosta terrestre sotto al vulcano, fino a una profondità di circa 25 chilometri: lo si vede percorrendo la Valsesia, da Balmuccia fino all'area di Gattinara. Una situazione unica al mondo.