Per spiegare meglio la storia aziendale delle Cantine Fina, è necessario partire dall'esperienza di Bruno Fina da giovane Enologo, il quale, i primi anni novanta, assume l’incarico di responsabile tecnico della Cantina sperimentale dell'Istituto Siciliano della Vite e del Vino, un Ente parastatale che si occupa della viticultura in Sicilia.
In quegli anni, prenderà parte ad uno studio sperimentale sul territorio siciliano che prevedeva l’impianto di diverse varietà internazionali, in tutta la Sicilia. Studio questo, che segnerà la svolta epocale per la Sicilia, elevandola a continente vitivinicolo, è grazie a quegli studi se oggi la Sicilia produce Chardonnay, Sauvignon Blanc, Viognier, Syrah, Merlot, Cabernet Sauvignon ed altro ancora... In quegli anni conobbe l’enologo Giacomo Tachis, il suo “Caro Maestro", con cui collaborerà per quindici anni.
All'inizio degli anni duemila, Bruno riesce finalmente a realizzare il suo sogno: una nuova cantina moderna e razionale in grado di consentire la produzione di vini secondo la sua filosofia. Per lui la Sicilia è un micro continente, con infinite variabili morfologiche e climatiche che la rende una terra nella quale è possibile osare, impiantando gran parte delle varietà di viti conosciute, anche le più improbabili.
La produzione più provocatoria arriva a metà degli anni duemila, quando Bruno decide d'impiantare il Traminer aromatico, individuando un appezzamento di terreno di circa tre ettari ad oltre 500 metri d'altezza sul Monte Erice, in provincia di Trapani: un contesto territoriale dalle caratteristiche climatiche familiari a questo vitigno. Qui mette a dimora le vigne di Traminer aromatico: la prima annata fu la 2009 e venne lasciata in purezza. In seguito Bruno Fina decise di assemblare il Traminer aromatico con un 10% circa di sauvignon blanc: è così che nacque il “Kikè”, il vino più rappresentativo della cantina, un semplice esperimento in ambito enologico che si è rivelato un successo.