Le Quattro Volte Calabria rosato Igt Manca del Rosso 2023

  • Produttore: Società Agricola Le Quattro Volte
  • Produttore: Le Quattro Volte
  • Nome: Manca del Rosso
  • Nazione: Italia
  • Regione: Calabria
  • Zona di produzione: San Marco Argentano (CS)
  • Denominazione: Calabria rosato Igt
  • Categoria: Vino brosato fermo
  • Vitigno: Magliocco Canino
  • Annata: 2023
  • Gradazione: 13.5%
  • Formato: 75 cl
  • Selezione: Dada
  • Allergeni: Solfiti
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  • Confezione da 6 prodotti
    105,01 €
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  • Produttore: Società Agricola Le Quattro Volte
  • Produttore: Le Quattro Volte
  • Nome: Manca del Rosso
  • Nazione: Italia
  • Regione: Calabria
  • Zona di produzione: San Marco Argentano (CS)
  • Denominazione: Calabria rosato Igt
  • Categoria: Vino brosato fermo
  • Vitigno: Magliocco Canino
  • Annata: 2023
  • Gradazione: 13.5%
  • Formato: 75 cl
  • Selezione: Dada
  • Allergeni: Solfiti

Approfondimento

Colore rosa chiaretto che vira al rosso rubino trasparente, al naso piccoli frutti rossi come lamponi e ribes, rinfrescanti note agrumate di arancia sanguinella seguite da nuances di erbe aromatiche e radice di liquirizia. Il sorso è succoso e scorrevole, con un finale minerale iodato. Si presenta come un vino rosato con l'anima di un vino rosso.

Ottenuto da uve Magliocco Canino in purezza provenienti da un vigneto coltivato senza utilizzo di prodotti chimici sintetici su terreni calcarei e argillosi. È ottenuto mediante pressatura diretta, senza alcuna macerazione. Fermenta con lieviti indigeni ed affina in vasche di cemento e alcuni mesi in bottiglia. 4000 bottiglie prodotte.

Società Agricola Le Quattro Volte

La provincia di Cosenza, la più settentrionale della regione Calabria, è un microcosmo geologico che combina montagne maestose, pianure fertili, fiumi impetuosi e coste affascinanti. Compresa fra il massiccio del Pollino a nord e quello della Sila a sud, è bagnata dal Mar Ionio a oriente e dal Tirreno a occidente mentre nella sua parte centrale si estende la più ampia pianura della regione: la Piana di Sibari. Le aree montuose occupano il 54% della superficie provinciale suddivise fra il Massiccio del Pollino, dove si erge la Serra Dolcedorme, punto più alto della regione, e i Monti dell’Orso Marso a nord, la Catena Costiera a ovest e l’Altopiano della Sila a sud. Le aree collinari ricoprono il 41% della provincia mentre il restante 5% è composto da terreni costieri e pianeggianti come la Piana di Sibari, che si estende lungo la costa ionica e rappresenta una delle aree più fertili della Calabria grazie ai depositi alluvionali ricchi di minerali provenienti dal fiume Crati e i suoi affluenti che hanno eroso le rocce circostanti creando valli e canyon spettacolari e hanno reso questa area ideale per l'agricoltura. Il clima è influenzato dalla particolare conformazione geografica che la vede collocata in una valle circondata da catene montuose che impediscono la ventilazione proveniente dal mare, con conseguenti temperature elevate in estate e molto fredde nei mesi invernali. Le piogge si concentrano nei mesi di gennaio e febbraio mentre sono scarse o addirittura assenti nei mesi estivi, provocando in alcune zone condizioni di siccità.

Le origini della viticoltura in questa regione risalgono ai tempi antichi, attorno al mille avanti Cristo, quando i Bruzi, popolazione di origine indoeuropea che popolava la Calabria, iniziarono a coltivare la vite e a produrre vino. Nel VIII secolo a.C. l'arrivo dei Greci, che chiamarono questa regione Enotria, ossia Terra del vino, diede un notevole impulso alla viticultura della regione grazie a pratiche di vinificazione più avanzate e varietà di uve addomesticate. Le colonie come Sibari, divennero centri di produzione e commercio, contribuendo a diffonderne la cultura e la produzione calabrese cominciò a guadagnare notorietà, non solo per il suo sapore, ma anche per il suo valore rituale e sociale. Con l'arrivo dei Romani, grandi amanti del vino, la viticoltura conobbe un ulteriore sviluppo: incrementarono le coltivazioni e perfezionarono le tecniche di vinificazione e la provincia di Cosenza si affermò come una delle aree vitivinicole più importanti dell'Impero Romano al punto che alcuni scrittori dell'epoca, come Plinio il Vecchio, elogiavano questi vini per la loro qualità e complessità. Dopo la caduta dell'Impero Romano, la viticoltura in Calabria attraversò un periodo di crisi ma non si estinse del tutto grazie ai monasteri dove i monaci continuarono a coltivare la vite, contribuendo a mantenere viva la tradizione, in quanto il vino era un elemento essenziale nelle celebrazioni religiose. Con il Rinascimento e l'avvento di nuove tecniche di agricoltura la viticoltura calabrese conobbe una rinascita che tuttavia solo negli ultimi decenni del XX secolo la produzione vinicola iniziò a guadagnare notorietà a livello nazionale grazie all’impegno di molti produttori locali per migliorare la qualità del vino, investendo in tecnologie moderne e pratiche sostenibili. Nel 1975 viene istituita la Doc Savuto, condivisa con la provincia di Catanzaro, mentre nel 2011 viene definito il disciplinare delle Terre di Cosenza Doc e le sue sette sottozone: Colline del Crati, Condoleo, Donnici, Esaro, Pollino, San Vito di Luzzi e Verbicaro.

L’azienda agricola Le quattro volte nasce a San Marco Argentano, sulle Colline del Crati, frutto dell'amicizia tra Daniela De Marco, Giampiero Ventura, Emilio Di Cianni e Dario Brunori, conosciuto ai più con il nome d’arte Brunori Sas ed autore dell’omonima canzone. L’azienda agricola abita un territorio vivo e ricco di biodiversità collocato nella compagine collinare compresa tra i 200 e i 400 metri di altitudine dove il terreno è ricco di argilla e calcare. Viene praticata l’agricoltura biologica, senza l'utilizzo di prodotti chimici, pesticidi o erbicidi, considerata dai soci la miglior filosofia per valorizzare il territorio. La vendemmia è manuale, la fermentazione spontanea e l'uso di solforosa è limitato a meno di 30 milligrammi per litro per restituire vini tradizionali dal gusto tipico. I cicli della vigna, il rispetto del tempo e della natura si fondono con la visione poetica e musicale di Dario Brunori. La cantina si trasforma ispirandosi alla canzone omonima, ma conservando l'anima e l'autenticità dei vini prodotti nel corso degli anni.

[E passeranno i giorni, passeranno gli anni e brinderemo ancora per duecento capodanni. Si può nascere ancora un’altra volta, puoi rinascere ancora un’altra volta se ti va!] Brunori Sas

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