L’area di produzione del Barolo si estende per circa 2000 ettari distribuiti in undici comuni della provincia di Cuneo: la totalità dei territori comunali di Barolo, Castiglione Falletto e Serralunga d'Alba e parte di quello dei comuni di Cherasco, Diano d'Alba, Grinzane Cavour, La Morra, Monforte d'Alba, Novello, Roddi e Verduno. Il paesaggio è dominato da colline, a tratti scoscese, con altitudini che variano mediamente tra i 200 ed i 500 metri sul livello del mare, su cui insistono filari di vigneti, boschi decidui e una rete di piccoli paesi medievali. Il suolo della zona è variegato tuttavia le differenti formazioni sono tutte il prodotto di lunghi processi di sedimentazione e delle evoluzioni tettoniche che hanno modellato il fondo del Bacino Terziario Ligure-Piemontese, ossia il braccio di mare che durante il Miocene occupava quota parte del Piemonte attuale, ad eccezione dei rilievi alpini e di quelli dell'Appennino Ligure. La distinzione fra le formazioni geologiche è data dai diversi metodi di sedimentazione e dalle differenze nelle caratteristiche fisiche e chimiche delle singole unità, che sono collegabili alle epoche di formazione, che in linguaggio tecnico vengono definiti “piani” e nella parte sud orientale della denominazione, sulla collina di Serralunga e su parte di quella di Monforte, il substrato è costituito dalla Formazione di Lequio, bancate di arenarie frammiste a strati di marna chiara compatta originatesi nel Piano Serravalliano, circa 12 milioni di anni fa, quando il fondo del Bacino Ligure-Piemontese si trovava a circa 600 metri di profondità, sprofondato a causa della spinta orogenetica delle Alpi.
Sebbene i 23 ettari vitati di proprietà si trovino nelle menzioni geografiche aggiuntive di Francia, Cerretta e Arione a Serralunga d’Alba, la cantina Giacomo Conterno, considerata tra le massime interpreti del Barolo, ha sede a Monforte d’Alba, dove Giovanni Conterno vinificava Nebbiolo ad inizio del XX secolo. Il figlio Giacomo imbottigliava Barolo con il proprio nome negli anni ‘20 e si proponeva, attraverso lunghe fermentazioni delle uve più sane, provenienti da conferitori fidati e solo nelle migliori annate, di produrre una grande riserva di Barolo in grado di reggere negli anni: vide così la luce nel 1924 la prima Riserva Monfortino. Alla fine degli anni ’60 la gestione della cantina passò nelle mani dei due figli: Giovanni e Aldo, tuttavia il secondo, forte anche delle esperienze maturate negli Stati Uniti decise di intraprendere un’attività vitivinicola in proprio a Monforte d'Alba, in località Bussia. Nel 1974 Giovanni acquistò la vigna Cascina Francia, 14 ettari di terreno particolarmente vocati per la coltivazione di uve Nebbiolo e Barbera e pochi anni dopo, nel 1978 la Riserva Monfortino smise di essere prodotta con uve provenienti da conferitori, diventando la selezione all’interno del vigneto di proprietà. Nel 1988 Roberto Conterno, terza generazione, diviene parte integrante dell’azienda e a lui si deve l’acquisto di tre ettari di vigneto Cerretta nel 2008 e quello di 6 ettari di vigneto Arione nel 2005.
In cantina grandi tini troncoconici prodotti dall’austriaco Stockinger, scelte per la precisione e la cura nella lavorazione, la qualità del dogame che non cede tannini e la mancanza di tostatura per non conferire al vino aromi esterni ed indesiderati, accolgono per la fermentazione prima la Barbera e successivamente il Nebbiolo, reintegrando una metodologia produttiva che fu abbandonata negli anni ’60 a favore, prima dal cemento, e successivamente dall’acciaio, basando la scelta sulla minor sensibilità alle variazioni di temperatura del legno e alla sua capacità di innescare una prima polimerizzazione dei tannini in fase di fermentazione. La macerazione per il Nebbiolo è tradizionale e piuttosto lunga, almeno tre settimane, talvolta quattro, mentre per il Monfortino diventano cinque. Poi il vino inizia l’affinamento in legno: grandi botti di varia grandezza e diversa età, anche cinquant’anni, poiché la sostituzione delle botti dipende dalla loro effettiva funzionalità e tenuta strutturale. Il vino riposa in legno fino all’imbottigliamento: per la Barbera avviene generalmente nell’estate del secondo anno successivo alla vendemmia; per i Barolo, nell’estate del quarto anno e per il Barolo Riserva Monfortino nell’estate del settimo anno. Poco prima dell’imbottigliamento i vini delle diverse botti vengono assemblati in acciaio, dove sostano per le poche ore necessarie all’operazione per tornare in botte per un ultimo breve passaggio.
[Un tempo, nel fare vino, la sfida era con il vicino. Poi è stata con il mondo. Oggi, per me, è con me stesso, alla ricerca del meglio del meglio.] Roberto Conterno