Bicchieri da birra: ecco tutto quello che devi sapere

“Una pinta di birra”, “La birra nel calice è più buona”, “Con il manico così resta sempre fresca”, “Meglio con il vetro sottile”...

Non bastassero le manie in fatto di stili di birra, sulla temperatura di servizio, sui tempi di spillatura, sulla provenienza geografica o chissà quale altra peculiarità, non poteva mancare nei confronti della birra una singolare attenzione nei confronti del suo contenitore. Smentiamo subito chi è convinto che possa esistere un bicchiere da birra universale, in grado di esaltare qualsiasi tipo di birra. Ognuno di noi ha la sua preferenza, dettata tanto da questioni tecniche quanto da preferenze emotive.

Il primo passo da compiere in questo ambito è affermare che il bicchiere ha un’importanza sensibile rispetto alla qualità della birra. Diamo per scontato che per assaporare al meglio una birra ci voglia un bicchiere, ancora meglio se si riesca a capire in che modo si può trovare quello più appropriato per le diverse tipologie che esistono.

Accade spesso di incontrare bicchieri dalle forme bizzarre: cercheremo di capire come si sia arrivati a tanto.

Bicchieri da birra: come sono cambiati dall'Antico Egitto a oggi

Nonostante oggi possa apparire scontato, il bicchiere di vetro inizia a diventare di pubblico dominio da circa 150 anni. Migliaia di anni prima dell’Anno Zero, e in particolare presso le civiltà Sumero-Babilonese ed Egizia, la birra era consumata a partire da un contenitore comune piuttosto capiente, una specie di anfora, dalla quale si “succhiava” utilizzando delle gigantesche cannucce ricavate dai giunchi.
Nella società dell’antico Egitto solo i ceti più importanti si permettevano di consumare la birra con delle cannucce “personali”, forgiate di metallo, e per i più ricchi anche finemente adornate di pietre preziose. Un vero status symbol per l’epoca.

Successivamente per bere la birra si iniziano ad adoperare contenitori di varia natura, quali pelli, vasi di terracotta, piccole otri di legno o peltro. Presso alcune popolazioni nordiche non si disdegnavano le corna animali.
I Fenici, pochi decenni prima dell’Anno Zero, scoprono le prime tecniche per la produzione del vetro, ma per secoli rimarrà un materiale associato alla sua fragilità, e riservato ai ceti più abbienti per il costo elevato.
Già nel Medioevo si assiste ad una legislazione mirata alla “standardizzazione” delle misure nella vendita della birra nelle taverne, dalla Baviera al Regno Unito, principalmente per motivi legati alla tassazione.

La Baviera è indubbiamente associata al boccale di coccio, che ancora oggi si può apprezzare negli assolati biergarten estivi, meglio se forniti dell’holzdeckel, il tipico coperchietto di legno che impedirà alle ghiotte vespe di finire nel vostro steinkrug (boccale da mezzo litro). Questi fanno la loro comparsa tra il 1300 e il 1500, e tuttora resistono grazie alla loro eccezionale capacità di mantenere fresca la birra a lungo.

Sono talmente radicati nella tradizione che nelle stube più ancorate ai costumi antichi si trovano i bierkrugtresor, degli armadietti personali con scomparti forniti di chiavi, all’interno dei quali gli avventori abituali della taverna lasciano in deposito il loro bicchiere.

Il Regno Unito è indubbiamente associato ad un bicchiere iconico, la pinta, che tuttavia nasce indicando una precisa misura di capienza più che una forma specifica. Dopo una lunga storia di bevute nel peltro, negli anni ’20 compare il dimpled mug, una tazza di vetro con il manico, caratterizzata da una lavorazione a sbalzo in grado di esaltare il colore delle birre ambrate che era destinato ad ospitare.

Negli anni ’60 è soppiantato dalla celebre nonic, la pinta con la gobba pensata inizialmente per evitare che il bordo si scheggiasse, ma che ben presto è entrata nel cuore dei bevitori perché non scivolava di mano.

Per quanto riguarda il Belgio, si può tranquillamente considerare il paradiso di ogni collezionista, o cleptomane, dei bicchieri. Il costume di associare ogni singola birra al suo specifico bicchiere sfiora la maniacalità. Entrate in un qualsiasi café e provate a contare i diversi tipi di bicchieri che sono esposti. Un tripudio di coppe, calici e tulipani, fino ad ampolle o contenitori che possono ricordare i vasi della marmellata.

Talvolta talmente preziosi che potrebbero essere chieste delle cauzioni in cambio: il caso più singolare accade a Ghent, dove vi chiederanno una scarpa, che verrà issata in una cesta appesa al soffitto, fino alla restituzione del bicchiere vuoto.

Bicchieri da birra: quale scegliere in base alla tipologia di birra

Venendo alle questioni pratiche: la prima valutazione da fare per la scelta appropriata di un bicchiere si basa sulla struttura della birra. Più è importante, più il bicchiere dovrà avere una forma allargata.

I suggerimenti che seguono sono di tipo indicativo e generale, senza presunzione di essere minimamente restrittivi.


Birre leggere, chiare, di bassa fermentazione

Scegliere bicchieri slanciati e preferibilmente stretti, ad esempio il Willi-Becher biconico o il calice da Pilsner. La forma tubolare permette alla delicatezza della birra di non “perdersi”, sostenendo la bollicina ed evidenziando tutta la finezza di stili come Helles o Pilsner.
Il boccale, seppur ampiamente utilizzato, propone l’indubbio vantaggio di aiutare a mantenere il refrigerio della bevanda più a lungo, a scapito però della valorizzazione dei suoi aspetti aromatici.


Birre ambrate o scure, di bassa fermentazione

In questo caso avendo a che fare con birre tendenzialmente più maltate ecco che un bicchiere dalla forma più bombata può essere vincente. Qui si può fare spazio a boccali, oppure tipici della tradizione tedesca sono anche dei calici tozzi, dal gambo basso e dalle forme un po’ più accoglienti per la birra. Si possono sentir chiamare pokal.


Birre chiare, leggere ad alta fermentazione

Ci si aspetta che per una birra ad alta fermentazione si possa incontrare una quota maggiore di profumi rispetto alle Lager. In questo caso ci si può spingere verso una pinta (nelle sue differenti tipizzazioni: nonic, a tulipano, americana) se ci approcciamo a stili di provenienza anglosassone o statunitense. Questa tipologia di bicchiere esalta gli aspetti tattili della bevuta, più che le componenti aromatiche. Per riuscire a sottolineare le sfumature di queste birre, pensiamo a qualche forma più svasata, che può ricordare un calice o un tulipano. Va detto che una Bitter tradizionale inglese bevuta dal calice non ci convince al di fuori di un contesto di analisi e degustazione. Il pub ha un suo codice estetico consolidato.

Nel caso di birre afferenti alla tradizione belga, quindi tipicamente ancor più profumate, il consiglio è di utilizzare bicchieri con una certa svasatura, dalla forma a tulipano. Questa aiuterà moltissimo a esprimere tutte le sfumature di queste birre, siano esse Blanche, Blonde o Saison.


Birre ambrate o scure, forti, ad alta fermentazione

Qui ci sarebbe bisogno di bicchieri d’impatto, anche per dare “un tono” a birre ritenute più importanti. Che si tratti di birre della tradizione anglosassone/statunitense o delle più raffinate espressioni della tradizione belga, largo uso di coppe, tulipani larghi, o snifter (quelli che si usano per assaggiare il Cognac). Nel bicchiere serve spazio per accogliere tutta la potenza di queste birre, che deve avere la possibilità di “sfogarsi”, pena la sensazione che si sia di fronte ad una creatura “chiusa”, come più spesso si sente come riferimento a certe degustazioni di vino. Ulteriore agevolazione è la possibilità di prendere il bicchiere nel palmo, utile a riscaldare il contenuto favorendo l’espressione di tutti i suoi profumi.


Weizen

Questo stile è l’unico a cui andrebbe dedicato un bicchiere tutto suo, il cosiddetto Weizen-becher.
È un “tubo” piuttosto alto, con una svasatura in prossimità dell’orlo utile per accogliere la copiosa schiuma che queste birre generano. Ha il grande merito, se usato in maniera propria per una corretta spillatura, di rendere queste tipologie di birra estremamente gradevoli ed espressive.

In Italia, in particolare nell’ambito del circuito degli appassionati di birra artigianale, si è diffusa l’abitudine di utilizzare come bicchiere universale il Te-Ku o il calice da vino. Sono degli strumenti utilissimi per la degustazione tecnica, che per gli stili di birra più leggeri e delicati tendono però a mettere a fuoco alcuni difetti, più che ad esaltarne i pregi.

Consigliamo quindi di attenersi ai consigli dei birrifici più inclini a dare dei suggerimenti, o a rifarsi all’esperienza personale, magari facendo delle prove comparative.

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